venerdì 21 gennaio 2011

Cosa succede quando Twitter sbaglia?

Mathew Ingram di Gigaom (uno dei più importanti siti dedicati alla tecnologia e al web 2.0) ha riportato ieri una valutazione interessante: in corrispondenza di eventi importanti come il terremoto di Haiti e la recente rivoluzione tunisina (ma anche, aggiungerei io, l'onda verde in Iran dello scorso anno), ci siamo resi conto di quanto Twitter stia diventando uno strumento di comunicazione efficace e funzionale, specie per per le real-time news. Eppure non è perfetto.


Ingram riporta, infatti, la falsa notizia di una sparatoria che sarebbe avvenuta a Londra e diffusa attraverso Twitter:

The British incident appears to have been caused by two coincidental events: according to several reports, one was an email about a police training exercise involving a shooting in Oxford Circus, which somehow got into the wrong hands and was posted as though it was the real thing. Meanwhile, another Twitter user posted an unrelated message about a TV commercial “shooting” in the area, and the combination of those two things helped to fan the flames of hysteria for a number of hours about buildings being locked down and police sharpshooters being brought in, etc. — which can be seen in the chronicle of tweets collected by one Twitter observer at the site Exquisite Tweets.

Ingram riporta come, ben 4 ore dopo il falso evento, e dopo il chiarimento da parte delle forze dell'ordine, la notizia continuasse a circolare sul social network.

La cosa ha immediatamente stimolato un dibattito tra i giornalisti, spingendo a chiedersi se sia giusto o meno cancellare i tweet che contengono notizie sbagliate o smentite: cosa che risulta, tuttavia, poco risolutiva una volta avviato il processo di re-tweeting ("è come fare un buco nel muro con un chiodo e pensare che, togliendo un chiodo, si chiuda il buco").

Il problema non è di facile soluzione e, chiaramente, non riguarda solo Twitter: anzi, ogni medium ha dovuto affrontare una sfida nel poter distinguere una notizia vera da una falsa e nell'essere capaci di distinguere, tra le migliaia di fonti, quelle più "affidabili".

Un mezzo orizzontale e rapidissimo, com'è Twitter, ha bisogno di essere metabolizzato e calibrato non diversamente da quanto è accaduto con la radio o con il telegrafo, o ai giornali (che pubblicano, ancora oggi, correzioni all'edizione del giorno precedente). Come sostenuto da Erik Davis in Techgnosis, ogni cambiamento nell'orizzonte mediatico produce delle fratture nel modo in cui la mente umana comunica, perché mettono in crisi i punti di riferimento (cioè le informazioni) attraverso cui ci orientiamo nel mondo.

La buona notizia è che, sempre secondo Davis, prima o dopo la nostra mente fa i conti con le nuove tecnologie e riesce a strutturare una gerarchia informativa che mette al primo posto le informazioni referenziate e poi, via via, tutte le altre.

Ma quanto ce ne vorrà per abituarci al 2.0 ed alla rivoluzione digitale?

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...